Altrobinario speciale poesia: Alda Merini e Dino Campana, la poesia e il manicomio - a podcast by podcasts@awr.org

from 2020-07-02T13:10:38

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In questa puntata numero 9 del programma Altrobinario speciale poesia,approfittando della presenza di Giovanni Varrasi, nella sua doppia veste di medico psichiatra e di poeta (nonché di curatore della rubrica) vogliamo prendere in esame una poetessa del '900, Alda Merini e un poeta, Dino Campana che hanno un filo rosso comune: la poesia, il meccanismo della follia e l'esperienza dell'internamento in manicomio. Come si vedrà con due esiti differenti.

Come nelle puntate precedenti, Claudio Coppini svolgerà il ruolo del conduttore e Roberto Vacca presterà la sua voce alla lettura delle poesie.


Alda Merini, breve nota biografica.

Alda Merini nasce a Milano nel 1931. Vi muore nel 2009.

Vive l’infanzia durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale.

Nel 1947, a sedici anni, ha le sue prime crisi psichiatriche, che chiama

“ le prime ombre che riempiono la sua mente”. Viene ricoverata in Psichiatria più volte.

Da giovane donna vive molti amori e scrive varie raccolte di poesie, che vengono pubblicate.

Ha una figlia.

Dal 1969 al 1972 subisce un lungo internamento all’ospedale psichiatrico di Milano.

Dal 1979 si ristabilisce in pieno. Continua a vivere e a scrivere poesie,

che hanno grande risalto e successo letterario.

La sua figura diventa un simbolo della lotta tra il bisogno d’amore e le ombre della follia.


Di lei abbiamo scelto la poesia


“ Ho bisogno di sentimenti”


Io non ho bisogno di denaro.

Ho bisogno di sentimenti

di parole, di parole scelte sapientemente,

di fiori detti pensieri,

di rose dette presenze

di sogni che abitino gli alberi

di canzoni che facciano danzare le statue

di stelle che mormorino all’orecchio degli amanti.

Ho bisogno di poesia,

questa magia che brucia la pesantezza delle parole

che risveglia le emozioni e dà colori nuovi.

La mia poesia è alacre come il fuoco

trascorre tra le mie dita come un rosario

......................

sono il prato che canta e non trova le parole

sono la paglia arida sopra cui batte il suono

sono la ninnananna che fa piangere i figli

sono la vanagloria che si lascia cadere

il manto di metallo di una lunga preghiera

del passato

cordoglio che non vede la luce.

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Dino Campana, breve nota biografica.

Dino Campana nasce a Marradi, sull’Appennino tra Toscana e Romagna, nel 1885.

Muore a Scandicci, nel manicomio di Castelpulci, nel 1932.

Il poeta espresse il suo “male oscuro”, che gli psichiatri chiamano schizofrenia, con il bisogno di una vita errabonda: fughe in paesi stranieri, viaggi lontani o nei boschi dell’Appennino, dove trascorreva giornate intere da solo. Ma la sua vita è anche studi, speranze, sacrifici.

Nella sua esistenza dolente e confusa , affiorano due isole: le sue poesie( i Canti orfici)

e l’amore per Sibilla Aleramo.

Nel caso delle sue poesie, dopo essere andato a piedi attraverso i boschi da Marradi a Firenze,

consegnò il suo manoscritto nelle mani di Giovanni Papini e Ardengo Soffici. I due letterati glielo persero (!),

tanto che dovette riscriverlo per intero.

Per quanto riguarda l’amore, Sibilla Aleramo, vogliosa di un’ennesima esperienza, di un ennesimo amante

nel mondo letterario, lo sedusse e poi lo abbandonò. L’amore durò una sola estate.

Il primo ricovero in manicomio di Dino Campana avvenne a Imola: aveva 20 anni, poi a 23 fu ricoverato per un breve periodo a San Salvi, manicomio di Firenze. Nel 1918 fu ricoverato definitivamente a Castelpulci, aveva 33 anni.

Vi morì nel 1932.


Di Dino Campana abbiamo scelto la poesia dedicata a Sibilla Aleramo.


In un momento


In un momento sono sfiorite le rose,

i petali caduti

perché io non potevo dimenticare le rose

erano le sue rose erano le mie rose.


Questo viaggio chiamammo amore.

Col nostro sangue e con le nostre lagrime facevamo le rose

che brillavano un momento al sole del mattino.


Le abbiamo sfiorite sotto il sole tra i rovi

le rose che non erano le nostre rose

le mie le tue rose.

P.S. E cosi dimenticammo le rose.

( per Sibilla Aleramo)


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Giovanni Varrasi( dalla raccolta “ Parentesi graffa”)


Vorrei


Vorrei svegliarmi in campagna mentre suonano le campane,

domenica è sempre domenica,

il profumo delle lenzuola di lino, la loro consistenza sul mio viso.


Vorrei una famiglia, tutti insieme,

nonni, nipoti, zie bizzarre, amici contadini, filosofi, genitori che sanno,

una grande casa luminosa, frutta colorata e succosa,

tutti intelligenti

che anche l’intelligenza te la mangi a colazione.


Vorrei pregare Dio,

la manina di Miriam tra le mie.

E poi un cielo stellato,

profondità che parlano.


Fermentino fresco da bere su una terrazza.

La notte sogni disperati,

anche il dolore deve avere il suo spazio.


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Claudio Coppini dalla sua pagina sul sito scrivere.info


Le anime degli amanti


Gli amanti

separati,

posti

agli arresti

domiciliari

nelle loro stanze

vuote

solitarie,

meditano

sull’assoluto divieto

d’incontrarsi

ancora.


Eppure

sul far della sera

la mano

di lui

prende su

i pensieri di lei

e i pensieri

di lei

cercano

la mano di lui.

Immuni

da regole

divieti,

le anime

s’abbracciano

nella notte.


E all’alba,

zittezitte

sgusciano via

lasciando

il buon profumo di sé

tra le pieghe

dei lenzuoli.


Nella prossima e ultima puntata leggeremo sei poesie,

fuori da riferimenti temporali, quelle che ci piacciono di più,

che ci hanno commosso, che sono rimaste indelebili nella memoria.

Tre saranno scelte dai curatori della rubrica (una ciascuno).

Le altre tre dagli ascoltatori. Le poesie scelte,verranno semplicemente lette citando l'autore.


L'articolo Altrobinario speciale poesia: Alda Merini e Dino Campana, la poesia e il manicomio proviene da Radio Voce della Speranza.

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