4 Ottobre. San Francesco d'Assisi - a podcast by Commento al Vangelo del giorno

from 2016-10-03T22:00:13

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l riposo appartiene ai piccoli. La Terra del compimento delle promesse, lo shabbat e la pienezza della vita sono di chi è stato privato di tutto: Beati i poveri perché di essi è il Regno dei Cieli. Noi invece ci ritroviamo sempre stanchi sotto il «giogo» della carne, nervosi, insoddisfatti. Chi di noi oggi, dinanzi a se stesso, al passato, al presente, al futuro, non si sente un «pitocco», piccolo e nullatenente? Come San Francesco al tramonto della sua vita, la stessa «fatica» e «oppressione», l'angoscia nel timore di aver sbagliato tutto, di aver capito male... L'Ordine sembrava sbriciolarsi, e quella parola ascoltata un giorno era ormai una chimera. Solo, con quell'infinito dolore, mentre il fisico indebolito e stremato pareva rimproverarlo di averlo strapazzato per nulla. Aveva inseguito un sogno, e superava di gran lunga le proprie forze. Era la notte della fede, sperimentata dai santi, noti o sconosciuti, la notte delle stimmate. Prima o poi essa ci avvolge tutti: «affaticati» come gli ebrei schiavi in Egitto, «oppressi» come «una bestia da soma». Eppure è la notte più santa, la Pasqua dove il Signore ci ha dato appuntamento, come a San Francesco su La Verna. La fatica e l'oppressione sono la sua voce che ci sussurra «venite a me»; raggiunge la nostra carne, debole ma preparata dalla storia ad accogliere le sue stimmate, le ferite capaci di trasformarla in sangue di vita da offrire. I «sapienti» e gli «intelligenti» non conoscono «queste cose», le piaghe del dolore sono scandalo e stoltezza da combattere e sfuggire. Ma il Signore ha «voluto rivelare» a San Francesco e a ciascuno di noi il mistero del suo amore celato nella Croce. Le umiliazioni sono l'anello che ci sposa con Cristo, i dardi che ci insegnano la sua «umiltà» e la sua «mitezza» imprimendole nel profondo della nostra anima. E' pura Grazia da accogliere ogni giorno prendendo su di noi il suo «giogo leggero»: le cose che sono aspre per coloro che provano affanno, si addolciscono per quelli che amano (S. Agostino).

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