Alla fine arriva Dibba - a podcast by Fabrizio Gareggia

from 2020-06-15T05:35:54

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Oggi riprende lo show di Villa Pamphili, mentre gli italiani aspettano ancora la cassa integrazione e non si riesce a capire come potremo mandare i nostri figli a scuola a settembre.

Nel frattempo tutte le misure economiche prese dal governo per fronteggiare questa crisi pandemica si stanno rivelando per ciò che sono, vale a dire il nulla più assoluto: che fine hanno fatto i 400 miliardi di garanzie sui prestiti delle imprese in difficoltà? Che fine ha fatto il bonus sulle ristrutturazioni? Che fine ha fatto il reddito di emergenza? O il bonus baby sitter?

Ammesso che qualcuno provi ad accedere a queste misure verrà schiacciato da una burocrazia asfissiante che lo farà desistere, preferendo i pacchi della Caritas a questa vera e propria ascesa al monte Calvario.

Che fine ha fatto la sanatoria sui migranti? Sbandierata come la via maestra per riconoscere i diritti agli sfruttati, propagandata come l’ossigeno per le imprese agricole sul punto di chiudere, ha fallito miseramente e non è riuscita neanche a calmierare il prezzo delle zucchine: già, perché in questa crisi il governo non è riuscito neanche a tenere sotto controllo l’aumento dei prezzi dei generi di prima necessità.

Nel frattempo tutti però sono impegnati a riposizionarsi e prepararsi per la vera fase 3, vale a dire il dopo Conte, arroccato nella villa nobiliare con suo fidato Casalino, circondato dagli invasori europei seduti al capezzale di un’Italia moribonda in attesa che il Premier ne dichiari il decesso.

Di Renzi già sappiamo tutto: alza il volume ogni volta che ha in programma di incontrare Conte, al quale chiedere nomine e benefici grazie a quattro parlamentari fuoriusciti che potrebbero far saltare la cadrega dell’avvocato del popolo.

La novità, in questo momento, è rappresentata dal Dibba. Allontanatosi dalla politica subito dopo le elezioni del 2018 a parole, è sempre rimasto in panchina pronto a sostituire Di Maio, il front runner del movimento 5 Stelle che oggi studia da Ministro degli Esteri per rimpolpare il suo curriculum assai scarno, con l’aspirazione di posizionarsi in qualche ruolo di prestigio dopo il naufragio di questo governo.

Di Battista è sempre stato l’arma segreta per la sopravvivenza del Movimento 5 Stelle, quello che rimane vicino alla base, quello che sta all’opposizione anche quando il suo partito governa, quello che insieme a Di Maio andava a Bruxelles a fare il pagliaccio e a contestare l’Europa, per poi tornarsene a lanciare frecciatine social da qualche spiaggia esotica.

Oggi è finalmente arrivato il suo momento. Oggi Di Battista potrà realizzare il suo vero obiettivo, concordato già dall’origine con Grillo e Casaleggio, vale a dire riportare il Movimento 5 Stelle all’opposizione, almeno in una prima fase solo nell’opinione pubblica, per consentirgli di prendere la rincorsa prima della prossima tornata elettorale.

Il Movimento, si sa, non ha alcuna collocazione politica, è amorfo e, come abbiamo visto, pronto a negoziare su tutto: ma questo che in altri tempi si sarebbe chiamato trasformismo, oggi si riverbera nei sondaggi piuttosto preoccupanti. Ma il suo compito di destrutturare la democrazia italiana e scardinare le nostre istituzioni non è ancora completato ed eccolo di nuovo lì, pronto a scaricare le responsabilità di questo disastro sulle spalle del partito democratico e dell’ala governista dei grillini.

Dibba chiede il congresso, come un politicastro qualsiasi, ma evita Rousseau che gli sarebbe fatale vista la sfiducia dell’elettorato grillista. Meglio le ospitate in televisione e qualche intervista in ginocchio per intortare il popolo stremato dalla crisi economica.

Insomma niente di nuovo e prospettive funeste per l’Italia.

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