CONTE: il pavone in fuga dalla realtà. - a podcast by Fabrizio Gareggia

from 2020-06-17T05:10:42

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Conte: il pavone in fuga dalla realtà.

Buongiorno, oggi è mercoledì 17 giugno e prosegue questa gigantesca fuga dalla realtà di Giuseppe Conte che se ne frega del milione di italiani senza cassa integrazione e dei problemi delle imprese che a centinaia di migliaia rischiano il fallimento.

Conte vive in un mondo dorato, fatto di promesse miliardarie e sondaggi farlocchi, protetto dalla stampa amica che amplifica un dibattito surreale sulle ciliegie di Salvini e si dimentica dell’indagine sullo scandalo delle nomine al CSM e dei 400 delinquenti rimessi in libertà dal Ministro della Giustizia Bonafede (ai quali, per la cronaca ieri si è aggiunto anche il boss di mafia capitale Carminati).

Il problema sta proprio qui, nell’atteggiamento dell’informazione di regime, in questa propaganda costante che da un lato ci dice che va tutto bene e dall’altro alimenta un dibattito pacato nei toni, ma violento nei contenuti e divisivo negli effetti.

Il vero obiettivo di questo regime, infatti, non è quello di agire per risolvere i gravi problemi del nostro paese, ma è quello di tenere il popolo italiano ben schierato su due fronti, l’uno contro l’altro in una guerra fratricida propria delle dittature comuniste nelle quali l’odio sociale e di classe trasforma le persone libere in dissidenti da reprimere e ridurre al silenzio.

Oggi si sarebbe dovuta affrontare la discussione sul MES proposta da Più Europa, il partitucolo di Emma Bonino che rischiava di far saltare il banco, spaccando tanto la maggioranza quanto l’opposizione. Una discussione che avrebbe condotto a degli effetti disastrosi per il centrodestra, nel quale Forza Italia si sarebbe schierata a favore del prestito, determinando una frattura insanabile nel fronte dell’opposizione.

Ben più gravi le conseguenze per la maggioranza dove un voto di questo tipo aprirebbe di fatto una crisi di governo, ammesso che qualcuno dei Cinquestelle abbia ancora una coscienza.

Comunque il pericolo è scampato: niente discussione sul MES, Conte volerà a Bruxelles con il suo codazzo, lasciando per qualche giorno gli “intensi lavori” (così li ha definiti) di Villa Doria Pamphilj per un’altra parata inutile, mentre in Italia divampa una crisi senza precedenti.

Al di là di questo fatto pur grave, io credo che l’elemento che desta particolare preoccupazione è l’intenzione ormai più che attuata di governare esautorando il parlamento: Conte non ha più i numeri per governare, la sua maggioranza non esiste più sui temi economici così come su quelli sociali o etici. Quindi la soluzione è relegare i due rami del Parlamento ad un teatro, nel quale fare monologhi inconsistenti e raccontare favole, ma senza voto.

In tutto questo il Presidente della Repubblica rimane silente, appeso a qualche intervento paludato e inconsistente. Dentro i palazzi del potere stanno tutti asserragliati, protetti e ben pasciuti.

Cosa importa se la gente muore di fame? Cosa importa se il mondo riparte e noi restiamo al palo? Cosa importa se lo Stato non esiste più? Nulla, parliamo di ciliegie con una mandria di beoti che difendono l’indifendibile pur di vivere in un sogno.

La considerazione più amara, infatti, non è che Conte e la sinistra parlino a vanvera, ma che una larga parte del popolo italiano li segua in questa rotta suicida. D’altronde per risvegliarsi serve avere senso critico, coraggio, forza interiore e vitalità.

Oggi invece va per la maggiore il branco, la mandria, come le sardine che si sentono sicure e protette solo in gruppo. Guai a chi mette la testa di fuori. Il branco, come quello degli idioti che si dilettano nella pratica della cosiddetta “furia iconoclasta”, con questa idea romantica dei fieri rivoltosi che sovvertono il regime, come quelli che hanno abbattuto le statue di Ceausescu o di Saddam Hussein.

Oggi i bersagli però sono Cristoforo Colombo, Churchill, Dante...

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