10) ACCIDIA, PIGRIZIA, Vizi Capitali, Lotta alle tentazioni - a podcast by Una lotta per la vita

from 2020-10-31T09:52:58

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L'accidia, detta anche acedia, definita il vizio dell’ansietà del cuore, dell’avversione all’operare, della noia, dell’indifferenza, della #pigrizia.
L’ #accidia è uno dei #vizi capitali, indica la mancanza o il venire meno di un interesse, di un’attenzione, di una sollecitudine, impedisce la dinamica dell’amare e dell’essere amati.
Può essere chiamata in vari modi: sconforto, svogliatezza, scoraggiamento, disgusto, tedio, noia, malinconia, male di vivere, è quel torpore che si manifesta come costante sonnolenza, è nausea, è ciò che si avvicina pericolosamente allo stato di depressione. È un sentimento che rasenta la disperazione, perché porta a non scorgere più la possibilità di un senso e dunque di salvezza. L'accidia può tradursi in uno dei mali più devastanti, l'indifferenza, che porta poi a non amare, a non vivere, è una pulsione di morte che ispira all’uomo la stanchezza e il disgusto per la vita intesa nella sua totalità.
Chi è malato di accidia non sa concentrarsi non sa prendere le cose sul serio non sa andare fino in fondo, né portare a compimento ciò che intraprende, non sa essere “qui e ora” ma è sempre altrove.
Chi è preda di tale malattia sogna magari di fare il bene semplicemente perché si limita a intraprendere delle cose buone ma in realtà cerca solo di distrarsi, è pronto al servizio, ma in realtà cerca solo la propria soddisfazione.
L'accidia provoca un enorme insofferenza verso lo spazio in cui si vive, la reazione tipica consiste nel desiderio di fuggire dal luogo in cui abitualmente si vive, di mutare il proprio stato di vita; ci si sente rinchiusi nella propria esistenza come in una sorta di prigione, come in un tempo intermedio drammaticamente privo di sbocchi.
Essa riguarda anche il rapporto con il tempo. Per evitare ciò che gli è richiesto, ossia di fare bene ciò che si deve fare, l'accidioso si costruisce alibi: vuole fare altre cose che a suo avviso gli competono, cose che sono sempre altre da quelle che, in quel momento, dovrebbe fare. L’accidia può essere declinata anche come pigrizia, si può resistervi attraverso un’assunzione sana ed equilibrata del lavoro, dedicarsi alla propria occupazione presente con cura, attenzione e giusta misura. Il grande Evagrio Pontico suggerisce la regola di fissarsi una misura in ogni attività e non abbandonarla finché non è portata a termine. A questo proposito va detto che la nostra società è malata di accidia nel senso che oggi primeggia emerge e domina la figura del “fannullone iperattivo”.

L'uomo comune non è più capace di restare presso sé stesso, di restare semplicemente nella propria camera in solitudine, di accogliere e leggere ciò che nasce nel suo profondo, di discernere il proprio desiderio. Nervosità e agitazione insorgono prepotenti e così si trovano ragioni per fuggire ciò che sembra un fantasma ma che in realtà è solo ciò che emerge inatteso dal profondo.
Alcuni suggerimenti per controllare e vincere il demone dell'accidia sono essenzialmente: la vigilanza e il discernimento sulla propria volontà, l’invocazione del nome di Gesù con la preghiera, l’assiduità alle sante scritture ed il rimedio per eccellenza: l’eucaristia.
Tratto dal libro: "Una lotta per la vita" di Enzo Bianchi.

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