Bruno Vespa: l’Italia non reggerebbe un nuovo Lockdown duro, non si riprenderebbe - a podcast by RTL 102.5

from 2021-01-31T22:10:42.023393

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Nel consueto appuntamento con la rassegna stampa, il nostro Davide Giacalone è partito dall’accordo trovato in sede europea, sul Next Generation EU. Come anticipato più volte, alla fine sono stati trovati 16 miliardi di euro in più, da aggiungere al Recovery Fund. Altro che riduzione... L’Europa, ha sottolineato Giacalone, sta facendo in pieno il suo dovere, il punto adesso è essere pronti a sfruttare la valanga di soldi in arrivo. Mentre altri paesi, come la Francia, hanno già messo in cantiere diversi progetti per prepararsi al Next Generation, l’Italia è completamente ferma. Secondo Giacalone, infatti, non è sufficiente indicare una serie di impegni generici, come il green, la digitalizzazione e la modernizzazione del paese, per essere realmente pronti ad avviare progetti legati al Recovery Fund. Un ritardo inaccettabile.

Quanto alle polemiche sulla scorsa estate e le aperture delle discoteche, Davide Giacalone ha sottolineato che l’autonomia delle regioni in determinati argomenti, come questo, semplicemente non dovrebbe esistere. In una fase di emergenza, determinata dalla pandemia, non è possibile procedere in ordine sparso. Ancor meno, se poi si arriva a situazioni paradossali come quella del commissario alla sanità della regione Calabria o il suo collega della regione Puglia, che ha mostrato con grande soddisfazione un pendolino, cui affidare decisioni strategiche. Incredibile.

Lo Stato, nel frattempo, continua a pagare malissimo. Si potrebbe risolvere questo atavico problema in modo abbastanza rapido, ma sembra che nessuno abbia voglia di affrontare il problema alla radice. Ci si accontenta della banale considerazione che prima o poi i pagamenti arriveranno, ma nel frattempo le aziende possono andare in una crisi fatale.

Nel consueto appuntamento con #ilpostinfabbrica, ospite oggi Gellify, azienda profondamente al femminile, impegnata nei programmi di sviluppo delle start-up italiane. Gellify cerca 11 professionisti, per coprire altrettante posizioni, tra la creazione e lo sviluppo di software dedicati alle PMI in fase di sviluppo e manager gestionali, che sappiano accompagnare le aziende nei loro percorsi evolutivi e anche nella ricerca di nuovi finanziamenti. Come sottolineato da Francesca Cortimiglia, risorse e investitori ce ne sono tantissimi anche in Italia, l’importante è saper presentarsi con progetti e business model credibili.

Il professor Silvio Garattini, farmacologo di fama internazionale, ha spiegato in Non Stop News il punto della ricerca e delle notizie a nostra disposizione, sul vaccino anti COVID-19 della Pfizer. Secondo il professor Garattini, la notizia è naturalmente di enorme rilievo, ma non è ancora il tempo dei festeggiamenti. Non si possono sottovalutare, infatti, una serie di criticità: non abbiamo ancora assoluta certezza sul completamento della fase di test del vaccino stesso, la terza e ultima non sarebbe stata portata ancora in porto non è ben chiaro quanto tempo sarà necessario. Non sappiamo, poi, se sia stato testato solo sulla consueta fascia dei 18-65 anni o anche su persone più anziane, che statisticamente sono quelle maggiormente colpite dal coronavirus. Ancora, ci sarà un enorme problema della distribuzione di centinaia di milioni di dosi in tutto il mondo, oltretutto con la necessità di tenere questo vaccino ad una temperatura di 80 °C sotto lo zero. Pensiamo solo all’Italia, ha sottolineato Garattini, questo che cosa significherà: mentre normalmente i vaccini vengono conservati in frigo, qui dovranno essere trasportati e stoccati in frigoriferi di tipo industriale, per qualcosa come 300 milioni di dosi. Ulteriore aspetto da considerare, non sappiamo ancora quanto durerà l’effetto protettivo del vaccino. Un mese, tre mesi, sei mesi, differenze sostanziali per decidere quanti milioni di dosi sarà necessario acquistare. Un tema inevitabilmente anche di carattere economico.

Conclusione di Non Stop News affidata a Bruno Vespa, con il suo ultimo libro ‘Perché l’Italia amò Mussolini’. Bruno Vespa ripercorre in parallelo l’innamoramento del paese per il dittatore, soprattutto negli anni a cavallo fra i ‘20 e i ‘30 e la sua capacità di riempire le piazze. A cominciare da quella-simbolo di piazza Venezia, a Roma. In parallelo, come si diceva, il virus ha avuto la forza incredibile di svuotare completamente le nostre città, durante il Lockdown duro della scorsa primavera. E quella stessa piazza Venezia, riempita all’inverosimile dalle adunate fasciste di Mussolini, a marzo ed aprile era desolatamente e del tutto deserta. A proposito del Lockdown nella sua versione più dura, Bruno Vespa ha sostenuto di essere fra coloro che ritiene inapplicabile nuovamente questa misura. ‘Non ci riprenderemmo più’, questa la previsione di Bruno Vespa, considerati i catastrofici danni economici che deriverebbero da un Lockdown severissimo ed alle nostre reali disponibilità economiche. Certo è, ha aggiunto Bruno Vespa, che per evitare un’ipotesi di questa portata non c’è alternativa all’aiutare noi stessi. Dobbiamo rispettare rigidamente le poche regole che ci vengono imposte, a cominciare dai distanziamenti, dall’uso delle mascherine e dal rispetto delle norme in vigore. Per essere ancora più chiari, ha aggiunto Vespa, se a Natale ci daremo alla pazza gioia, è ovvio che a gennaio non potremo che precipitare in un Lockdown senza speranza.

All’interno di Non Stop News, con Giusi Legrenzi, Pierluigi Diaco e Fulvio Giuliani.

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