Mercoledì Sett.09 Pari T.Ordinario FINZIONE LETTERARIA - a podcast by Don Alessandro Martini -Torino

from 2020-06-03T07:05

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2Tm 1,1-3.6-12

Oggi incomincia la lettura della seconda lettera a Timoteo.

La Seconda lettera a Timoteo è una delle tre lettere pastorali incluse nel Nuovo Testamento.

Nelle lettere pastorali, la Prima lettera a Timoteo, la Seconda lettera a Timoteo e la Lettera a Tito, Paolo si rivolgerebbe ai suoi più stretti collaboratori Timoteo e Tito ai quali ha affidato il compito di seguire varie chiese da lui fondate.

Timoteo è un collaboratore di Paolo convertito alla fede cristiana dall'apostolo a Listra, durante il suo primo viaggio.

Non è una lettera privata, ma un testo diretto alla comunità in cui opera Timoteo, probabilmente in Asia Minore.

La maggioranza degli studiosi accademici contemporanei ritiene queste lettere siano state scritte da un altro autore, in un'epoca successiva all'apostolo, molto probabilmente in un'epoca di persecuzione, in cui occorreva richiamare i cristiani ad essere coraggiosi.

Con la finzione letteraria di scrivere una lettera a nome di Paolo a uno dei suoi più stretti collaboratori, l'autore ispirato dice delle cose valide per ogni chiesa in ogni epoca.

La situazione di persecuzione giustificherebbe l'uso della finzione letteraria: in questo modo dalla lettera non è possibile ricavavare nuovi nomi di cristiani da denunciare all'autorità.

Anche il richiamo all'esperienza di Paolo in carcere può essere di sprone a cristiani che in un'epoca successiva vivono la stessa condizione.

Sia che l'autore sia Paolo, sia che si tratti di una finzione letteraria, si tratta comunque di uno scritto ispirato che contiene la Parola di Dio.

Dobbiamo leggerla come una lettera rivolta a noi, alla nostra comunità.

Nel passo che leggeremo oggi sentiremo il richiamo al sacramento dell'ordine, con il quale vengono consacrati vescovi, diaconi e sacerdoti: Ti ricordo di ravvivare il dono di Dio, che è in te mediante l’imposizione delle mie mani.

Saremo invitati a non vergognarci di dare testimonianza a Gesù.

A essere pronti soffrire per il Vangelo.

Rifletteremo sulla grandezza della vocazione cristiana che è puro dono.

È un grande richiamo per noi all'autenticità.

Di cui c'è molto bisogno oggi più che mai.



Mc 12,18-27

Il vero obiettivo di questo gruppo di sadducei è mettere in ridicolo i farisei che credono alla resurrezione, all'esistenza dell'anima, agli angeli ... e Gesù, che in questo non si differenziava da tutti gli altri farisei.

I farisei infatti credevano in una vita dopo la morte, mentre per i sadducei, la corrente ebraica a loro avversa, tutte queste cose erano false.

Erano cose da creduloni, di cui non si parla nei primi 5 libri della Bibbia, la Torah.

Mettere in ridicolo Gesù e contemporaneamente mettere in ridicolo i loro odiati nemici farisei.
Per fare questo vanno a rispolverare una vecchia usanza ormai in disuso da molto tempo: il levirato.

Se una donna rimane vedova senza figli, uno dei fratelli deve prenderla in moglie per dare una discendenza al proprio fratello.

E inventano questo esempio assurdo che abbiamo appena sentito.

Il potere fa sempre così. Prima di ucciderti ti umilia, ti denigra, ti mette in ridicolo.

È quello che è capitato con Falcone, e con tutti i personaggi che erano scomodi e andavano eliminati prima di tutto moralmente, diffamandoli, è solo in un secondo momento fisicamente.
Ed è così che, in quel martedì mattina al Tempio, tutti i componenti del complotto che aveva organizzato la crocifissone di Gesù, hanno cercato di fare la loro parte per mettere in difficoltà questo profeta scomodo.

Prima ci hanno provato i capi direttamente, poi un gruppo di farisei e di erodiani da loro mandati, e poi i sadducei.

Ma il fatto è che Gesù era talmente intelligente...

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